L’intervista di oggi a Repubblica, pagine milanesi.
Bussolati, vittoria o pareggio?
«E stata una vittoria politica netta».
Sul filo di lana…
«Tre punti percentuali. Un successo per noi che siamo così poco strutturati. Se un outsider come me arriva primo, e tra gli iscritti, vuole dire che viene apprezzata una proposta politica innovativa».
Adesso che cosa succede?
«In vista dell’assemblea provinciale, stiamo lavorando a proposte concrete».
Ne dica tre.
«Creare una segreteria snella e in grado ogni anno di rendicontare il proprio lavoro. Dare autonomia di risorse ai circoli, perché il nostro dev’essere un partito arcipelago. Rappresentare il mutamento, i nuovi lavoratori le partite Iva. L’immagine data dal Pd finora è stata un po’ conservatrice».
Bisogna convincere almeno una parte dei delegati che non hanno votato per lei. La Censi è con lei?
«Ha invitato i delegati a non fare ribaltoni rispetto al voto dei circoli. Ovviamente sono d’accordo. Mi auguro non si vada alla conta: sono pronto ad aprire, a considerare anche le idee degli altri. A fare il segretario di tutti».
Gestione unitaria? Non sa un po’ di vecchia politica?
«Questo termine non mi piace affatto. La mia proposta è aperta, ma non viene annacquata. Non siamo disposti a snaturare il nostro progetto politico».
Dunque?
«Non faccio accordi con nessuno. Metto lì delle idee che po s sono essere accettabili da tutti. Anche dalla Cavicchioli. Noi non blinderemo il voto, mi appellerò a tutti i delegati».
Le polemiche sulle tessere “svendute”?
«Nulla da commentare, mi sembrano recriminazioni poco attinenti alla realtà. E poi non credo che i nuovi tesserati siano stati determinanti».
La Cavicchioli dice che lei è inesperto…
«Non sono mai stato un amministratore pubblico, ma da due anni e mezzo guido un circolo del Pd. Su come far funzionare un partito penso di saperne qualcosa in più di lei».
Si sente un Renzi milanese?
«Mi sento solo Bussolati. A Milano mi hanno votato persone che alle primarie nazionali faranno scelte diverse dalle mie. Ho fatto innovazione prima che Renzi si candidasse. E poi Milano anticipa sempre».
Chi vince?
«Io, che domande. E guiderò un Pd più incisivo, anche nei rapporti con Pisapia: servirà pure a lui».