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Milano ha scommesso sull’innovazione

Oggi su Europa è uscito questo mio intervento sul livello della sfida che è in corso a Milano.

Milano si fregia del titolo di aver da sempre anticipato ogni innovazione politica, Milano melting pot e campo da gioco delle sfide europee che tutta l’Italia dovrà affrontare. A Milano gli iscritti del Pd hanno dato fiducia a una proposta innovazione e concreta presentata fin dall’inizio in modo inequivocabile. C’è qualcosa di ancora più pericoloso dall’essere “pochi ma buoni” e perdenti: essere vincenti “per caso” e, poi, ininfluenti. Cogliere un risultato elettorale positivo, magari determinato dall’altrui debolezza, senza coglierne l’energia lasciandola sciamare in mera pratica amministrativa senza partecipazione e polverizzare le aspettative.

Lo dico da cittadino di Milano, dove si è colta una grande vittoria al comune, accompagnata da un grosso successo elettorale del Pd, ma che stenta a trasformarsi in una cultura di cambiamento viva e diffusa, dove alle buone pratiche amministrative si coniugano dinamiche e comportamenti sociali coerenti, dove nasce un nuovo stato d’animo comunitario capace di affrontare rischi e sfide e dove i processi di governo e cambiamento sono il più partecipati possibili. Dove, in una parola, la politica c’è, conta e fa il suo mestiere.

Milano esalta le sue caratteristiche innovatrici quando valorizza le differenze, Milano è un contenitore di una molteplicità di eccellenze, dai popolosi comuni della fascia nord, alle realtà agricole del Parco Sud; Milano città metropolitana trae dalle differenze, non dall’omologazione, la spinta a migliorare, lo spirito innovativo e quella tensione ambrosiana al fare e al fare meglio. Il Pd che verrà dovrà sapere valorizzare le differenze, che non devono essere solo “tollerate” ma diventare il lievito attraverso il quale prendere le decisioni più efficaci perché più partecipate. Le differenze diventano una ricchezza se sono accompagnate da autonomia, in una visione di partito arcipelago capace di federare competenze e attitudini.

Il cambiamento non è un dato “tecnico”, un insieme di pratiche e azioni più o meno sensate con più o meno consenso; è soprattutto un sentimento diffuso, un ambiente favorevole dove l’assunzione dei rischi è vista come un’opportunità che un pericolo. Penso agli acrobati. Quelli delle evoluzioni al trapezio. Per fare spettacolo gli acrobati devono fare evoluzioni sempre più rischiose, devono trovare il coraggio di rischiare, per farlo è necessario garantire una rete di salvataggio che incrementi l’assunzione del rischio. Ecco, tornare a crescere significa costruire una società che sollecita gli acrobati a fare nuove evoluzioni in un mondo competitivo ma contemporaneamente garantisce una rete di sicurezza affinché tutti possano rischiare ma mai in un modo tale da mettere in discussione tutto, addirittura la vita. Per raggiungere questo scopo serve un Pd autonomo e orgoglioso.

La città che nel ’900 è stata la capitale del riformismo laico e cattolico dovrà tornare a essere considerata anche – grazie alla giunta Pisapia – il terreno del confronto più avanzato dove si manifestano le grandi trasformazioni sociali economiche e di costume, la città più connessa al resto del mondo, la città dove i giovani di tutta Italia vengono a realizzare i propri sogni.

Desidero lavorare con tutti, anche al di là delle appartenenze, purché il Pd milanese si faccia interprete di questa necessità tornando a giocare un ruolo di spinta a livello nazionale che sia all’altezza del territorio che rappresenta.


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